Intervento di Alessio Piroddi Lorrai nella presentazione dell’Esortazione Apostolica Postsinodale Christus vivit
Presentazione dell’Esortazione Apostolica Postsinodale
Christus vivit
Prof. Alessio Piroddi Lorrai
Buongiorno a tutti,
i presento brevemente: mi chiamo Alessio Piroddi Lorrai, ho 33 anni. Da 25 anni la mia comunità parrocchiale è quella di Santa Monica, ad Ostia; da 4 anni sono un insegnante di religione cattolica della Diocesi di Roma e, ultimamente, collaboro con l’équipe diocesana dell’Ufficio di Pastorale Giovanile del Vicariato di Roma. Molto semplicemente cercherò di condividere con voi alcuni punti, direi dei “semi” iniziali di risonanze che la lettura dell’Esortazione post-sinodale ha suscitato in me.
Davanti al documento che stiamo presentando mi trovo in una doppia veste: da un lato, anche se ancora per poco, posso ritenermi un giovane, ossia un destinatario dell’attenzione della Chiesa, particolarmente con i lavori del Sinodo da cui sorge questo frutto che il Santo Padre ci offre; dall’altro, come insegnante nella scuola e come catechista in parrocchia, Christus Vivit è davvero un’esortazione, una spinta, un incoraggiamento a tradurre nella realtà e nell’impegno quotidiano ciò ho ricevuto come giovane, per portarlo ai miei alunni e ai ragazzi che incontro in parrocchia.
Comincerò da me stesso, dunque, fermando lo sguardo su ciò che il Papa ha scelto di sottolineare nel suo testo e che sento come una gioia per il mio cuore. Cristo è stato giovane e, secondo la nostra sensibilità attuale, da giovane adulto ha potuto dire: “Tutto è compiuto” (Gv 19,30), donando la sua vita. Ma ciò che conta ancor di più è che quel compimento, quella pienezza, non l’ha trattenuta come una Sua prerogativa esclusiva: Cristo è andato a preparare un posto nella casa del Padre suo, perché anche io possa essere lì, dove è Lui. Papa Francesco mi invita, invita tutti i giovani a non pensare all’età anagrafica come a un ostacolo a vivere questa pienezza di vita che Gesù vuole donarci. Oggi, ogni giorno, possiamo lasciarci trovare dal Suo sguardo d’amore, come fa Pietro che, incontrato da Gesù Risorto, si lascia conquistare dal suo ripetergli: “Mi ami?”. Gesù non inchioda Pietro ai suoi errori, come spesso avviene a giovani e meno giovani nelle relazioni quotidiane. La fiducia trasmessa e la vicinanza offerta da Gesù a Pietro e ad ognuno di noi è ciò che ci permette di far fiorire il nostro essere, che ci fa scoprire chi siamo e quanto prezioso è ciascuno di noi per Lui.
L’alternativa, dice sempre il Papa, è ripiegarci su noi stessi come fa il giovane ricco che non si lascia raggiungere da quello stesso sguardo d’amore e, per questo, resta nella sua tristezza. Citando Romano Guardini, il Santo Padre ci ricorda che il Cristianesimo non è altro che l’incontro con Gesù vivo: lasciarsi incontrare da Lui.
Che cosa dice al mio essere insegnante, catechista, educatore, tutto questo? Quella che nel cuore di ognuno è la lotta fra l’atteggiamento del giovane ricco e quello di Pietro di cui parlavo poc’anzi, per la Chiesa e per chiunque si occupi di educazione diventa la lotta contro una cultura che ci vuole orfani e dunque senza radici e, in definitiva, soli. Come rispondere a questa sfida? Colgo solo una delle indicazioni del Santo Padre, fra le moltissime presenti nel testo: “fare casa”. Parrocchie e scuole devono saper offrire un posto in cui ci si possa sentire a casa, amati gratuitamente e allo stesso tempo accompagnati, guidati, anche corretti, ma con il desiderio che ognuno giunga a portare il suo frutto migliore grazie a questa “casa”. Papa Francesco scrive che la Chiesa è giovane non quando rincorre l’ultima moda, ma quando torna alla fonte della sua origine, a Colui che fa nuove tutte le cose. Ritengo che l’Esortazione chiami chiunque abbia una responsabilità educativa, me per primo, a ricordare che non esiste la gioventù, ma i singoli giovani, con le loro esistenze concrete, ognuno amato in modo unico dal Signore. Se avremo cura di coltivare in noi l’incontro quotidiano col Risorto, sapremo anche favorirlo in coloro che, a vario titolo, ci sono affidati, crescendo così anche nella capacità di vivere insieme, come fratelli.
Per concludere, Christus Vivit non ci chiede “effetti speciali”, ma, riprendendo una citazione del Venerabile Card. Van Thuân che il Papa ha inserito nel testo: compiere azioni ordinarie in modo straordinario. Grazie.