Il Sinodo 2018 sui giovani: prospettive ed attese. Cardinale Lorenzo Baldisseri al Convegno sulla Pastorale Vocazionale e Vita Consacrata
Comunicazione del Cardinale Lorenzo Baldisseri al Convegno organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica
dal titolo: Pastorale vocazionale e Vita Consacrata Orizzonti e Speranze. “venite e vedrete” (Gv 1,39)
Ateneo Pontificio Regina Apostolorum
Roma, 2 dicembre 2017
Il Sinodo 2018 sui giovani: prospettive ed attese
Introduzione
Sono particolarmente lieto di essere qui oggi per partecipare ai lavori del Convegno della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, sul tema: “Pastorale vocazionale e Vita Consacrata. Orizzonti e Speranze”.
Saluto fraternamente Sua Eminenza, il Cardinale João Braz de Aviz, Prefetto di questa Congregazione, che tramite l’Arcivescovo Segretario, Sua Eccellenza José Rodriguez Carballo O.F.M., mi ha gentilmente invitato a tenere questa comunicazione.
Ringrazio Sua Eminenza anche per la collaborazione che sta offrendo nel cammino sinodale che abbiamo intrapreso, partecipando a diversi incontri preparatori.
È significativo e interessante che il tema del Convegno si rapporti con il prossimo Sinodo sui giovani che si celebrerà nell’ottobre 2018, e quindi sono grato, nella mia qualità di Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, di poter al riguardo condividere alcune riflessioni.
1. Il percorso sinodale
Il Sinodo che si terrà dal 3 al 28 ottobre del 2018, com’è noto, ha iniziato il suo cammino nell’ottobre dell’anno scorso, quando il Santo Padre ne ha reso pubblico il tema: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Nella scelta da lui effettuata si è manifestato il particolare affetto che Papa Francesco nutre per i giovani. Lo esprime apertamente nella Lettera indirizzata direttamente a loro e pubblicata in contemporanea con il Documento Preparatorio, dove dice: «Ho voluto che foste voi al centro dell’attenzione perché vi porto nel cuore» (13 gennaio 2017).
Quest’attenzione ai giovani corrisponde al desiderio di tutta la Chiesa. Infatti il Papa nella scelta del tema ha recepito i risultati di una lunga e articolata consultazione, che ha visto coinvolti innanzitutto i membri dell’ultima Assise sinodale sulla famiglia, poi le Conferenze Episcopali, i Sinodi delle Chiese orientali, i Dicasteri della Curia Romana e l’Unione dei Superiori Generali. Le indicazioni provenienti da questa consultazione sono state attentamente valutate nel Consiglio di Segreteria del Sinodo. Infine, consultati pure i Cardinali nel Concistoro tenutosi nel giugno del 2017 e sentito il parere di tanti altri, il Santo Padre ha deciso di scegliere il tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.
Susseguentemente la Segreteria Generale ha iniziato la preparazione dell’evento sinodale, chiedendo la collaborazione degli Organismi della Curia Romana maggiormente interessati al tema, che sono i seguenti:
- il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita;
- la Congregazione per il Clero;
- la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica;
- la Congregazione per l’Educazione Cattolica (degli Istituti di Studi);
- la sezione “Migranti” del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale;
- il Pontificio Consiglio della Cultura;
- la Congregazione delle Cause dei Santi.
Il primo passo del cammino intrapreso è stato la redazione del Documento Preparatorio, con la collaborazione di esperti. Approvato dal Consiglio Ordinario della Segreteria del Sinodo (presieduto dal Santo Padre), è stato reso pubblico il 13 gennaio di quest’anno, insieme alla Lettera del Santo Padre indirizzata ai giovani. È così iniziata la fase della consultazione, che si è svolta ad ampio spettro, coinvolgendo gli aventi diritto e il mondo giovanile.
Nel primo capitolo del Documento si evidenziano le «dinamiche sociali e culturali del mondo in cui i giovani crescono e prendono le loro decisioni, per proporne una lettura di fede» (Documento Preparatorio, Introduzione).
Il secondo capitolo, centrato su Fede – Discernimento – Vocazione, focalizza l’attenzione sui «passaggi fondamentali del processo di discernimento, che è lo strumento principale che la Chiesa si sente di offrire ai giovani per scoprire, alla luce della fede, la propria vocazione» (Documento Preparatorio, Introduzione).
Il terzo capitolo porta il titolo: L’azione pastorale. In esso «si mettono a tema gli snodi fondamentali di una pastorale giovanile vocazionale» (Documento Preparatorio, Introduzione), sottolineando i soggetti, i luoghi e gli strumenti dell’azione pastorale.
Al termine del Documento è stato proposto un Questionario indirizzato alle Conferenze Episcopali e agli altri organismi aventi diritto. Le risposte alle domande stanno continuando ad arrivare, anche dopo la dead-line indicata del 31 ottobre. L’Unione dei Superiori Generali è stata tra i primi organismi a rispondere.
In base alle risposte pervenute, e con l’apporto anche di altro materiale di cui parlerò in seguito, la Segreteria del Sinodo lavorerà per elaborare – presumibilmente entro la prima metà del 2018 – l’Instrumentum laboris (lo Strumento di lavoro), che sarà offerto ai Padri sinodali come base della discussione e del confronto che si terrà nell’Assemblea Generale del Sinodo nell’ottobre del 2018.
Può essere utile chiarire due elementi, collegati tra loro, che sono stati oggetto di domande rivoltemi frequentemente durante questo tempo trascorso. Il primo elemento riguarda a quali giovani intende rivolgersi il Sinodo, ed il secondo cosa si intende per discernimento vocazionale, di quale ‘vocazione’ si sta parlando?
Al primo quesito rispondo che il Sinodo è rivolto a tutti i giovani del mondo, nessuno escluso, di età compresa fra i 16 ed i 29 anni. Non solo i giovani cattolici o cristiani, ma anche a quelli appartenenti ad altre credenze o fedi religiose ed ai non credenti. La portata è quindi di grande respiro, nella consapevolezza comunque delle specificità che caratterizzano i giovani nelle diverse aree geografiche della Terra e delle differenze che derivano dal loro credo religioso. Francamente se non ci rivolgessimo a tutti i giovani del mondo perderemmo un’occasione favorevole, unica, per far giungere il messaggio cristiano che parte dai valori umani comuni a tutti e così dare un impulso alla pastorale giovanile della Chiesa che include quella diretta al sacerdozio e alla vita consacrata, e alle esigenze della società.
Tre sono le parole che possono sintetizzare l’atteggiamento che intendiamo avere in questo lavoro coi giovani: ascolto, coinvolgimento e “protagonisti”. Vogliamo che i giovani non siano ritenuti “oggetto” dell’attenzione del mondo degli adulti, ma considerati “soggetti”, capaci di dare un senso compiuto alla propria vita e di collaborare con altri per costruire un mondo migliore e una Chiesa sempre più aperta e capace di creare ponti nella relazione tra Dio e ciascuna persona. Il termine “vocazione” va quindi inteso in senso ampio, a partire dalla vocazione alla vita e all’amore che accomuna tutti gli uomini. Giustamente, però, come nell’Introduzione del Documento Preparatorio si afferma, «la vocazione all’amore assume per ciascuno una forma concreta nella vita quotidiana attraverso una serie di scelte, che articolano stato di vita (matrimonio, ministero ordinato, vita consacrata, ecc.), professione, modalità di impegno sociale e politico, stile di vita, gestione del tempo e dei soldi, ecc.)». Il Sinodo vuole allora fornire un aiuto ai giovani di tutto il mondo affinché possano compiere in maniera libera, consapevole e responsabile le scelte fondamentali della vita, quelle che qualificano il “progetto di vita” di ogni persona, che viene formandosi e maturando proprio durante la giovinezza.
In questo contesto, un particolare rilievo assume il discernimento vocazionale in ordine alla chiamata alla vita sacerdotale e a quella consacrata. Il Signore chiama i giovani di oggi, come quelli di ieri, a seguirLo nella via della piena e totale donazione a Lui, a servizio dei fratelli e delle sorelle, per la Chiesa e la società. E forse scopriremo che sono molti di più di quanti possiamo immaginare o di coloro che poi effettivamente decidono di iniziare il cammino di consacrazione.
Nel Discorso tenuto lo scorso 28 gennaio ai Partecipanti alla Plenaria della Congregazione per gli Istituti di Vita Religiosa e le Società di Vita Apostolica, il Santo Padre, dopo aver rilevato che il mondo giovanile non è negativo, ma complesso e per questo ricco e sfidante, ha affermato che «non mancano giovani molto generosi, solidali e impegnati a livello religioso e sociale; giovani che cercano una vera vita spirituale; giovani che hanno fame di qualcosa di diverso da quello che offre il mondo. Ci sono giovani meravigliosi, e non sono pochi». E successivamente ha delineato a grandi linee il compito che spetta a coloro che già sono consacrati e a tutta la Chiesa in generale: «Il nostro impegno non può essere altro che stare accanto a loro per contagiarli con la gioia del Vangelo e dell’appartenenza a Cristo». Tenendo presente che molti giovani sono vittime di una logica mondana che li spinge alla ricerca del successo a qualsiasi costo, come anche del denaro e del piacere facile, Papa Francesco ha inoltre indicato la necessità di una modalità di presenza nella società che porti ad evangelizzare la cultura in cui siamo immersi, «se non vogliamo che i giovani soccombano». (Papa Francesco, Discorso ai Partecipanti alla Plenaria della Congregazione per gli Istituti di Vita Religiosa e le Società di Vita Apostolica, 28 gennaio 2017).
Papa Francesco nel Messaggio rivolto ai Partecipanti di questo Convegno, pubblicato ieri, cita due volte il Sinodo sui giovani e parla di pastorale vocazionale che ovviamente acquista un significato preciso nel contesto della vita consacrata. Egli afferma che si tratta di un «vero itinerario di fede e di incontro personale con Cristo», che inizia in famiglia, segue in parrocchia, nella pastorale giovanile, e che deve basarsi sull’orazione e sull’accompagnamento. Enumera alcune caratteristiche, tra le quali quella che chiama “narrativa”, dove – citando il Documento Preparatorio del Sinodo – si riferisce ai modelli di attrazione: Cristo è il modello. La pastorale vera è quello di “contagio”, del “vieni e vedi”. «I giovani sentono la necessità di figure di riferimento vicine, credibili, coerenti e oneste» (Papa Francesco, Messaggio del Santo padre ai partecipanti al Convegno Internazionale “Pastorale Vocazione e Vita Consacrata. Orizzonti e speranze”, Roma, 1-3 dicembre 2017).
2) Le iniziative adottate per ascoltare i giovani
Nella Lettera ai giovani, Papa Francesco, dopo averli incoraggiati ad ascoltare lo Spirito che suggerisce scelte audaci, dice loro di non indugiare quando la coscienza chiede «di rischiare per seguire il Maestro», e aggiunge che «pure la Chiesa desidera mettersi in ascolto della …[loro] voce», della loro fede, dei dubbi, e perfino delle critiche, dei loro desideri, delle critiche.
Per favorire questo ascolto, la Segreteria Generale del Sinodo ha promosso cinque specifiche iniziative.
1) L’Incontro dei Responsabili della Pastorale Giovanile di tutte le Conferenze Episcopali del mondo, organizzato in collaborazione con il Pontificio Consiglio per i Laici, la Famiglia e la Vita, tenutosi nello scorso marzo.
2) L’allestimento di un sito web (indirizzo: youth.synod2018.va) e la presenza in alcuni social network (nome di accesso: synod2018). I giovani possono in questo modo ricevere informazioni sull’andamento del processo sinodale ed accedere a contenuti riguardanti il tema in una modalità che è a loro congeniale. Alla data del 30 novembre si erano registrate 388.756 visite al sito web.
3) Il questionario online, a cui si può accedere dal sito e dai social network. Si tratta di un questionario diverso, perché direttamente rivolto ai giovani, quindi secondo il loro linguaggio. Lo scopo è poter conoscere le loro situazioni concrete di vita, la loro opinione sulle tematiche importanti riguardanti la Chiesa e la società. Il questionario rimarrà in linea fino al prossimo 31 dicembre. Al 30 novembre, le risposte complete al questionario sono 98.837, provenienti da giovani da tutto il mondo.
4) Il Seminario internazionale sulla condizione giovanile nel mondo, tenutosi nel settembre scorso. Vi hanno partecipato oltre cinquanta Esperti e una ventina di giovani, provenienti gli uni e gli altri dai cinque continenti. Le tematiche affrontate hanno riguardato i giovani in relazione alla loro ricerca di identità, al rapporto con gli altri, al mondo dello studio, del lavoro, della politica, del volontariato, della tecnologia e della religione.
5) La Riunione pre-sinodale, che si terrà nel prossimo mese di marzo (dal 19 al 24) a Roma. Ad essa saranno invitati giovani in rappresentanza delle Conferenze Episcopali, delle Chiese Orientali, della vita consacrata e di coloro che si preparano al sacerdozio, di Associazioni e Movimenti ecclesiali, di altre Chiese e comunità cristiane e di altre Religioni, del mondo della scuola, dell’università e della cultura, del lavoro, dello sport, delle arti, del volontariato e del mondo giovanile che si ritrova nelle estreme periferie esistenziali, nonché esperti, educatori e formatori impegnati nell’aiuto ai giovani per il discernimento delle loro scelte di vita. Il frutto dei lavori di tale Riunione verrà offerto ai Padri sinodali, insieme ad altra documentazione di cui abbiamo parlato, per favorire la loro riflessione e il loro approfondimento.
3) L’ascolto dei giovani
Ho parlato delle modalità e delle iniziative di ascolto dei giovani. Ora dovrebbero parlare i giovani. Questa è una tappa importante, indispensabile, del cammino sinodale. Il contributo dei giovani è essenziale, affinché le conclusioni a cui si giungerà nell’Assemblea Generale trovino reale corrispondenza nella realtà della Chiesa e della società. Altrimenti, si rischia di creare un bel castello in aria, che rimane però disabitato, perché i giovani non si riconoscono nella sua struttura e nel suo arredamento.
Alla data di oggi siamo in grado di fornire dati generici su quanto i giovani ci riferiscono, in quanto il lavoro di lettura dei loro contributi è appena iniziato. Ci pervengono però notizie di tante iniziative che si stanno realizzando nelle diocesi, nei movimenti, nelle varie istituzioni di formazione, associazioni, e vorrei dire anche in campo extra-ecclesiale.
Poiché alla fine del questionario, vi è uno spazio libero per esprimersi al di fuori delle domande con l’indicazione del contatto e-mail, 3.000 giovani hanno inviato il loro contributo extra. Interessantissimo!
Tra le e-mail ne ho scelte due: una di una ragazza italiana (Valeria) e l’altra di un ragazzo brasiliano (Hudson), che hanno comunicato la loro esperienza dopo aver compilato il questionario online, aggiungendo che è il risultato del dialogo con altri giovani loro amici o meno attraverso il web.
A) La condizione dei giovani d’oggi.
Valeria evidenzia: «Mancano punti di riferimento. I giovani hanno tante risorse dentro, ma non c’è nessuno che li sprona. Gli insegnanti a scuola non fanno altro che demoralizzarli (…). Alcool e droga sono i rimedi ad una semplice delusione amorosa o a qualcosa andata male. Non si accettano i dispiaceri, i dolori e le fatiche. Si vuole tutto e subito (…). Si vuole raggiungere la felicità piena in questa vita senza dover attendere l’eternità, ricorrendo a sesso sfrenato. Ci troviamo così a vivere in una società di legami liquidi».
Ed Hudson sottolinea: «I giovani non sono uguali. Non hanno la stessa età (ci sono “giovani adolescenti”, “giovani giovani” e “giovani adulti”), non vivono la stessa realtà (sia economica che politica, ideologica o sociale), non condividono le stesse preferenze (…). Certamente molti di noi giovani siamo visti come immaturi e come persone che si oppongono all’autorità dei loro leaders (…). Occorre tenere ben presente che i giovani si stanno formando in generazioni ogni volta più pluraliste e in contesti che sono diversi tra loro e da quelli di chi li ha preceduti».
B) Vocazioni – vita consacrata – sacerdozio.
Valeria poi si chiede: «Il numero delle vocazioni si è ridotto notevolmente rispetto al passato. Perché? Prendiamo atto del perché di tutto ciò! Pur considerando che oggi rispetto al passato ci sono diversi ordini, congregazioni e consacrazioni laiche e private, coloro che decidono di lasciare casa, famiglia, amici per seguire Cristo sono indubbiamente pochi! Si è abituati alla mondanità della vita, si è diventati schiavi di questa vita e adesso è difficile lasciarla (…). Non si è compresa l’importanza della croce e che questa vita ci è data per santificarci. Ma come farlo comprendere a questi giovani?».
Ecco. La domanda di Valeria è in realtà quella che ci poniamo tutti noi. Come rispondere? Ma soprattutto: «Come far comprendere la vocazione religiosa e sacerdotale ai giovani?».
La stessa Valeria risponde: «Con il dialogo e con il proprio esempio di vita (…). Mi duole ammetterlo, ma oggi ci troviamo dinanzi a catechiste, preti che fanno di tutto e di più. Non voglio accusare nessuno, anzi siamo chiamati a difendere e pregare per la nostra madre Chiesa, ma occorrono preti e Vescovi santi (con l’odore delle pecore) che ci spingano alla sequela Christi».
E continua: «A mio parere occorrono 3 “E”:
- Empatia, cioè dialogo empatico ed essere fisicamente presenti accanto ai giovani;
- Esempio di vita per quanto riguarda sia il matrimonio (famiglie sante) che la vita religiosa e presbiterale;
- Escogitare nuove strategie di dialogo e un linguaggio adatto ai giovani».
Hudson si mostra scettico su alcune modalità di azione pastorale: «Mi sembra che in buona parte delle nostre comunità il fatto di lavorare con i giovani nella Chiesa si riassume nell’offrire momenti di divertimento, di festa e di svago. Certamente c’è bisogno ANCHE di questo, ma non solo di questo. È necessario comprendere che i giovani hanno bisogno di essere accolti in ogni attività della Chiesa e che sia loro offerta la possibilità di contribuire effettivamente alle attività che si svolgono e, allo stesso tempo, abbiano la possibilità di cambiarle».
E conclude: «Solamente rinforzando le nostre strutture formative, soprattutto in ciò che sta alla base (le nostre catechesi parrocchiali) avremo giovani più preparati per aderire al Vangelo».
Lo stesso Hudson riferisce un’esperienza che per lui è particolarmente significativa. In questo modo indica cosa lui ritiene importante affinché i giovani aderiscano al Vangelo: «Ho partecipato alcune volte a un pomeriggio di spiritualità organizzato da una comunità di religiosi. Fu davvero fantastica per me la possibilità di riunirmi con giovani come me per un momento di riflessione, condivisione e deserto. Ma, soprattutto, testimonio che la cosa più importante fu la presenza dei religiosi in mezzo a noi come amici che ci ascoltano, ci conoscono e ci consigliano. La nostra Chiesa è enorme, grazie a Dio, ma il numero ridotto di padri e di religiosi e religiose non permette una presenza effettiva della maggior parte dei nostri pastori e leaders. Oso dire che molte volte essi assomigliano più a persone importanti, come politici oppure personaggi famosi, e per questo è più difficile avere con loro una prossimità, come quella di fratelli che si conoscono nel quotidiano. Per questo, giudico l’esperienza che ho avuto un bell’esempio di accompagnamento, anche perché non è stata un’esperienza isolata, ma si è inserita in un percorso sistematico».
4) Prospettive e attese
Il cammino sinodale è a metà strada. Come già riferito, molte sono le iniziative ad ogni livello. Le Conferenze episcopali sono all’opera, come pure le altre istituzioni ecclesiali (Movimenti, Associazioni, Seminari, istituti religiosi ecc.) per fornirci il materiale necessario per compilare l’Instrumentum laboris attraverso le risposte al questionario. Altrettanto stiamo facendo al centro, con le iniziative che abbiamo ricordato sopra.
Circa gli orientamenti o prospettive, si deve dire che occorre partire dal fatto che i giovani vanno all’essenziale ed esigono credibilità.
Circa l’essenziale nella fede occorre ritornare al “kerygma”. Lo dice con chiarezza Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium: «tutta la formazione cristiana è prima di tutto l’approfondimento del kerygma che va facendosi carne sempre più e sempre meglio, che mai smette di illuminare l’impegno catechistico, e che permette di comprendere adeguatamente il significato di qualunque tema che si sviluppa nella catechesi. È l’annuncio che risponde all’anelito d’infinito che c’è in ogni cuore umano» (EG 165).
Circa la vocazione – cioè la pastorale vocazionale –, occorre ricorrere ad un attento discernimento:
1. Individuare le modalità che sono ormai obsolete ed impresentabili, perché non sono più comprensibili né accettabili da parte dei giovani in quanto non corrispondono al loro sentire e vivere la fede.
2. Far emergere quegli elementi che, sebbene non incontrano immediatamente il favore dei giovani, possono essere rivisti e presentati in una modalità nuova, più coinvolgente, maggiormente rispondente alla capacità di ricezione dei giovani, che – non dimentichiamolo – sono immersi in contesti culturali, sociali e religiosi molto diversificati e che, nella maggior parte dei casi, non favoriscono l’adesione a Gesù e alla Sua Parola.
3. Utilizzare quegli elementi della nostra tradizione che vanno bene così come sono e possono essere riproposti ancora oggi, rafforzandone comunque l’incisività e la capacità di “fare presa” sui giovani.
4. Avere il coraggio di interrogarsi seriamente su quali modalità nuove di trasmissione della fede occorre promuovere e su quali iniziative sono capaci di suscitare l’entusiasmo dei giovani e la loro convinta partecipazione.
In sintesi, occorre che ci lasciamo ispirare da una “fedeltà creativa”. “Fedeltà” al patrimonio che abbiamo ricevuto in eredità e alla vocazione a cui siamo stati chiamati ed abbiamo coltivato con il nostro impegno. Ma una fedeltà che sia “creativa”, che sappia andare al di là del “si è sempre fatto così”, che sia capace di mettersi in discussione circa le sue modalità di presentazione della fede e che sappia riconoscere e far emergere i tanti aspetti positivi che ci sono nella vita dei giovani con cui siamo in contatto.
Ritengo che dalle testimonianze appena ascoltate, e da molte altre che ci arrivano, siamo invitati ad andare ancora più in profondità, a partire dal modo in cui viviamo la nostra sequela di Cristo. Ci viene richiesto di adottare uno stile di vita, come anche di vicinanza ai giovani, che sia realmente significativo per loro.
1. Non basta essere noi sinceramente convinti che il Vangelo, e in specie la persona di Gesù Cristo, sia l’unica via valida per raggiungere la vera gioia o felicità, in quanto è l’unica capace di rispondere veramente alle attese, ai desideri, alle speranze che sono inscritte nel cuore dell’uomo.
2. Oso dire che non è ancora sufficiente seguire questa via con tutto se stessi, in maniera totale e senza tentennamenti.
3. E neppure è sufficiente semplicemente presentare questa via in maniera credibile, in modo, direi, passivo, che i giovani possano comprenderla ed accettarla, senza però rimanerne coinvolti, quasi come spettatori passivi.
4. Occorre che questa via della felicità diventi “attraente”, “affascinante”. Se è vero che solo la bellezza salverà il mondo, e quindi solo la bellezza è in grado di dare senso e salvare la vita di ogni persona, è necessario che i giovani possano arrivare a dire: “È davvero bello vivere così, cioè seguire questa via che mi viene proposta. E questa bellezza è per me”. Vale a dire, non solo la riconosco, la apprezzo, la considero importante, ma io stesso/a, in prima persona, mi sento chiamato/a a viverla. E questo dà senso al mio essere su questa terra, mi assicura una vita in pienezza, nell’amore e nella gioia.