XV ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI (3-28 ottobre)

I giovani, la fede e il discernimento vocazionale

Intervento del Card. da Rocha, Relatore Generale della XV Assemblea del Sinodo dei Vescovi

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cardinale da rocha

XV Assemblea Generale Ordinaria

del Sinodo dei Vescovi

 

CONFERENZA STAMPA

 

INTERVENTO DEL RELATORE GENERALE

Sua Eminenza Cardinale Sergio da Rocha

 

Lunedì 1 ottobre 2018

 

Un cordiale saluto e, per prima cosa, un ringraziamento a tutti voi, perché con il vostro servizio ci accompagnerete nel cammino sinodale, aiutando il popolo di Dio e tutte le persone interessate a seguirne lo svolgimento.

S.E. il Card. Baldisseri ha presentato lo svolgimento globale della sessione sinodale. Nel mio intervento vorrei mettere meglio a fuoco il ruolo dell’Instrumentum laboris come traccia di riferimento dei lavori e presentare più nel dettaglio l’obiettivo della prima unità di lavoro, che ha inizio dopodomani e che occuperà all’incirca la prima settimana.

Il percorso di ascolto che ha preceduto il Sinodo ha raccolto migliaia di pagine di testimonianze, riflessioni e richieste provenienti da tutto il mondo; l’Instrumentum laboris ricapitola tutti questi contributi, aiutandoci ad avere uno sguardo integrale e integrato delle questioni che dovremo trattare: è quindi il “quadro di riferimento” dei lavori sinodali che ci accompagnerà quotidianamente, offrendoci sia un metodo sia i contenuti su cui discutere.

La sua struttura si fonda sullo stile scelto per camminare insieme: il discernimento. Non c’è una “ricetta pronta” per accompagnare i giovani alla fede e alla pienezza di vita, né una “soluzione preconfezionata” alle tante questioni che l’ascolto presinodale ha sollevato. È così opportuno che come assemblea sinodale ci incamminiamo in una dinamica di discernimento. Farlo significa assumere alcuni atteggiamenti ben precisi:

  • Il primo è tenere aperti occhi e orecchie, ma anche mente e cuore, come una sentinella che non si lascia sfuggire nessun segnale dei cambiamenti in atto;
  • Il secondo requisito di un buon percorso di discernimento è saper valutare alla luce della fede ciò che si muove nella vita del mondo e della Chiesa, e nell’interiorità di ciascuno di noi;
  • Infine è necessaria la disponibilità a sostare nelle ferite della storia con un cuore pieno di misericordia, mantenendo le porte spalancate al Dio della tenerezza che agisce continuamente nel suo popolo e si fa vivo tramite la voce dei piccoli e dei poveri.

Entrare con umiltà in questo modo di procedere, in questo stile ecclesiale, è già la prima risposta pastorale di una Chiesa che desidera essere credibile per le giovani generazioni.

 

Ciascuna delle tre “unità di lavoro” di circa una settimana che scandiranno il percorso sinodale è collegata a una delle parti dell’Instrumentum laboris, la cui sequenza ripropone i passi di un processo di discernimento: “riconoscere”, “interpretare”, “scegliere” (cfr EG 51). Questo fornirà un orientamento dinamico allo sviluppo della sessione.

Il primo passaggio è caratterizzato dal verbo “riconoscere”: significa partire, alla luce della fede, dalla concretezza della realtà dei giovani per evidenziare quali sono gli appelli e le domande che Dio rivolge alla sua Chiesa oggi.

Il secondo passaggio mette al centro il verbo “interpretare”: è importante che la realtà sia illuminato da un quadro di riferimento biblico e antropologico, teologico ed ecclesiologico, pedagogico e spirituale.

Il terzo passaggio infine chiede all’assemblea sinodale di “scegliere”: la Chiesa è chiamata a prendere posizione, a fare delle scelte coraggiose e magari anche rischiose per creare le condizioni per un autentico rinnovamento pastorale, spirituale e missionario della Chiesa.

Mi concentro ora sulla prima parte, lasciando a momenti successivi la presentazione dei lavori sulla seconda e sulla terza parte.

Nei prossimi giorni e per tutta la prima settimana di lavoro, affronteremo la prima parte dell’Instrumentum laboris, che è caratterizzata dal verbo “riconoscere”: ci metteremo di fronte alla realtà non per un’analisi sociologica, ma con lo sguardo del discepolo, scrutando le orme e le tracce del passaggio del Signore con un atteggiamento aperto e accogliente. Per chi ha a cuore i giovani e desidera accompagnarli verso la vita in pienezza, è imprescindibile conoscere le realtà che essi vivono, a partire da quelle più dolorose come il disagio, la guerra, il carcere, le migrazioni e tutti gli altri tipi di emarginazione e di povertà.

Ugualmente sarà necessario che ci lasciamo interpellare dalle inquietudini dei giovani, anche quando mettono in questione le prassi della Chiesa o riguardano questioni complesse come l’affettività e la sessualità. Nei nostri contesti ecclesiali è molto facile parlare dei giovani “per sentito dire”, facendo riferimento a stereotipi o modelli giovanili che magari non esistono più. In tal modo, anziché ascoltare e apprendere dalla realtà, idealizziamo e ideologizziamo i giovani. A volte facciamo riferimento alla nostra giovinezza e pensiamo che i giovani di oggi vivano le nostre stesse esperienze. Ma in questo modo inevitabilmente perdiamo di vista i tratti caratteristici dei giovani d’oggi, che vivono e crescono in un contesto molto diverso rispetto anche solo a pochi anni fa. Nei confronti del mondo giovanile siamo invitati a riconoscere fin da subito che la realtà è più importante dell’idea (cfr. Instrumentum laboris, n. 4): le nostre parole sui giovani e ai giovani devono partire dalla concretezza della realtà.

Altrettanto importante è prendere consapevolezza dei punti di forza della presenza della Chiesa nel mondo giovanile, e delle sue debolezze, a partire dalla scarsa familiarità con la cultura digitale. In questa prima settimana i Padri sinodali sono chiamati in particolare a rendere presente la situazione che i giovani vivono nel Paese da cui ciascuno proviene e il modo in cui la Chiesa locale la comprende: il percorso di preparazione al Sinodo ha fatto emergere profonde differenze tra le diverse parti del mondo. È fondamentale che attraverso i Padri sinodali la freschezza e l’originalità di ogni contesto e di ogni terra possa recare il proprio contributo. La comunione nella Chiesa non si fa per omologazione, ma attraverso la condivisione delle differenze grazie al rispetto, all’ascolto e al dialogo.

Spesso si sentono voci che incolpano i giovani per essersi allontanati dalla Chiesa. Ma molti di loro hanno vissuto situazioni che li portano ad affermare che è la Chiesa ad essersi allontanata dai giovani. E ce lo dicono apertamente. In molti casi non l’hanno sentita e non la sentono vicina e accogliente, specialmente nei momenti più faticosi del loro percorso di crescita umana. Dovremo così chiederci: siamo comunità significativa per i giovani oggi? In che modo essi possono essere protagonisti nella vita della Chiesa? Quali conversioni e gesti profetici sono necessari per riguadagnare la fiducia e la stima delle giovani generazioni?

Questo è il compito che ci attende. Lo stile del discernimento con cui intendiamo affrontarlo darà concretezza alle nostre riflessioni e preghiere e ci aprirà all’ascolto della voce dello Spirito. Solo così questo tempo sinodale potrà portare un frutto di conversione del cuore e della mente e di rinnovamento delle pratiche pastorali. Seguendo le indicazioni evangeliche, si tratta di predisporre otri nuovi per il vino nuovo, perché «nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!» (Mc 2,22).

Il compito dei padri sinodali sarà quindi soprattutto quello di essere disponibili all’azione di Dio in loro, sicuri della promessa di Gesù: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20). Il Signore Gesù sarà misteriosamente, ma anche quotidianamente e concretamente presente in mezzo a noi per mezzo del suo Spirito, che continua a guidare la Sua Chiesa.

Grazie per la vostra attenzione e buon lavoro a tutti.