XV ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI (3-28 ottobre)

I giovani, la fede e il discernimento vocazionale

Beato Isidoro Bakanja. Un giovane martire

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Beato Isidoro Bacanja

Festa: Venerdì, 12 Agosto, 2016

Nato tra il 1880 e il 1890 a Bokendela (Congo), nella tribù dei Boangi. Fin da ragazzo, per vivere fu costretto a lavorare come muratore o nei campi. Si convertì al cristianesimo nel 1906. Mentre lavorava alle dipendenze dei colonizzatori in una piantagione di Ikili, dal padrone gli venne proibito di cristianizzare i suoi compagni di lavoro. Il 22 aprile 1909 il sovrintendente della fattoria, dopo avergli strappato lo Scapolare del Carmine, che Isidoro portava come espressione della propria fede cristiana, lo fece fustigare duramente a sangue. In seguito alle ferite riportate in questa "punizione" per la sua fede, sopportate pazientemente e perdonando il suo aggressore, morì il 15 agosto dello stesso anno. E' stato beatificato da Giovanni Paolo II il 24 aprile 1994.

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Tra i tanti frutti, spesso amari quando non velenosi, del colonialismo c'è anche l'eroismo di persone che non hanno temuto di testimoniare la propria fede nell'unico Signore, Padre e Fratello di ogni essere umano. Una di queste vicende ha per protagonista un giovane congolese, Bakanja, nato a Bokendela, nella tribù dei Boangi, negli anni '80 del XIX secolo. A quel tempo l'immenso territorio bagnato dal fiume Congo era formalmente uno stato indipendente, ma in realtà un possedimento personale del re del Belgio, Leopoldo 11, il quale decretò nel 1908 l'annessione al Belgio. Per sostenere l'economia aveva affidato la gestione e lo sfruttamento delle risorse a compagnie private che dovevano versare il 50% dei profitti allo stato. Una di esse era la Società Anonima Belga (SAB), che lavorava ed esportava caucciù e avorio, nella zona dell'Alto Congo vicino all'Equatore.

Giovanissimo, Bakanja si trasferì nell'allora Coquilhatville (oggi Mbandaka) dove lavorò come aiuto muratore in una ditta statale; lì sentì parlare per la prima volta di Gesù e vangelo. II 6 maggio 1906, fu battezzato con il nome di Isidoro, ricevette la Confermazione il 25 novembre 1906 e 1'8 agosto dell'anno seguente la Prima Comunione. I monaci Trappisti che lo avevano formato e accompagnato nell'iniziazione cristiana gli donarono un rosario e lo scapolare del Carmelo come segni esteriori della sua nuova condizione.

In seguito Isidoro lavorò come domestico presso un colono belga, ma quando questi fu trasferito, il giovane dovette riprendere la ricerca e fu impiegato dalla SAB, che operava nella regione tra i fiumi Lomela e Salonga, affluenti del grande fiume. Il responsabile della fattoria dove si raccoglieva il caucciù, Van Cauter detto Longange, era un uomo crudele e per nulla favorevole alla presenza attiva di cristiani tra i servi e i lavoratori. Isidoro infatti non perdeva occasione per parlare di Gesù e insegnare ai compagni a pregare, senza tralasciare il proprio lavoro.

Longange, infastidito dalla sua attività, gli ordinò di togliersi lo scapolare. Ancor più irritato dal fermo e dignitoso rifiuto di Bakanja, gli fece dare 25 colpi di frusta. Isidoro sopportò la punizione, ma rimase irremovibile: lo scapolare era il segno del suo essere cristiano e non se ne sarebbe privato. 11 22 febbraio 1909, la scena si ripeté: esasperato, Longange, vedendo ancora al collo del giovane quell'oggetto che disprezzava come feticcio superstizioso, strappò lo scapolare e lo gettò al cane.

Ordinò a Bongele, il capo del personale, di colpire Isidoro con una frusta di pelle di elefante, riparata con due chiodi: la carne si lacerava e le punte dei chiodi ne strappavano lembi provocando ferite terribili. Isidoro si lamentava, chiedeva pietà, ma i colpi si susseguivano inesorabili: 10... 50... 100... fino a 250 colpii Alla fine gli aguzzini cedettero, ma Isidoro fu imprigionato nell'essiccatoio del caucciù, le gambe bloccate da anelli di ferro legati a un peso. Isidoro restò lì nel suo sangue per alcuni giorni, finché fu allontanato per evitare che denunciasse l'accaduto. Isidoro riuscì però a parlare con un ispettore della SAB, il quale lo fece curare e trasferire in località più sicure. A Busira, ospite di un cugino, Bakanja poté incontrare un missionario che gli amministrò i sacramenti e ne raccolse il perdono per i carnefici. II 15 agosto, Isidoro Bakanja si alza, prega con la corona, partecipa alla preghiera comunitaria, e dopo aver mangiato qualcosa muore. Fu seppellito con il suo rosario, segno dell'unione con Dio, del quale aveva testimoniato la misericordia e l'amore che superano ogni odio.

 

Fonte: www.ocarm.org - P. Giovanni Grosso, O.Carm.