Carlotta Nobile: il violino, la malattia e l’immensa gioia per la vita
Carlotta Nobile (Roma, 20 dicembre 1988 – Benevento, 16 luglio 2013) è nota per la sua testimonianza di coraggio nella lotta contro il cancro e per la profonda esperienza di Fede raggiunta negli ultimi mesi della sua vita, conclusasi a soli 24 anni.
È stata una storica dell’arte, violinista, scrittrice e blogger italiana.
Personalità poliedrica di artista e studiosa, tra i più apprezzati giovani violinisti italiani del suo tempo.
La vita di Carlotta ha avuto un epilogo non previsto, misterioso. Ha acquisito, per dono di Dio, una speciale caratteristica di essere “per noi”.
Carlotta non era una praticante, non aveva mai aderito ad associazioni, gruppi, movimenti. Faceva parte dell’immensa quantità di persone e di giovani che “sono lontani”. Per lei la fede non faceva parte del quotidiano. Non era contraria. Non si è mai espressa in termini negativi rispetto alla Chiesa. Era esterna, anche se non estranea. Stava fuori dal recinto, nelle periferie, forse le più difficili, quelle della cultura e dell’arte, e poi della malattia. Le popolate periferie in cui vive la maggioranza delle persone, specialmente i giovani.
L’approdo a una vita santa, a una vita in Cristo, a una vita nella Chiesa vera e in un percorso a favore dell’umanità, avviene attraverso un cammino esistenziale.
Carlotta rappresenta la santità dei lontani.
La predica che cambia una vita.
Il 13 marzo 2013 Papa Francesco viene eletto. Il 19 marzo si realizza l’insediamento. Il 24 marzo il Pontefice tiene la prima omelia in San Pietro. È domenica delle Palme, giornata mondiale della Gioventù. Una predica che cambia una vita: quella di Carlotta.
Il Papa in quella predica chiede ai giovani di portare la Croce con gioia. “Io sono fiera di poter portare la mia croce a ventiquattro anni, se tu sei con me! Grazie Signore”.
Carlotta allora decide di confessarsi, dopo tanti anni. Il venerdì Santo seguente nel primo pomeriggio l’unica chiesa che trova aperta è quella di San Giacomo in Augusta a via del Corso. Il parroco era stato a pranzo con Papa Francesco il giorno prima. Gli aveva detto: “le porte della Chiesa … tenete le porte della Chiesa aperte”. Per questo Don Giuseppe, nonostante la stanchezza, il Venerdì Santo aveva mantenuto aperta la chiesa ininterrottamente… Carlotta si riconcilia.
Carlotta nella sua ricerca esistenziale ha avuto la grazia di incontrare nella Chiesa persone che non si sono scordate dell’amore. L’hanno accolta con amore e lei non si è più sentita lontana. Lo steccato era aperto; è la pastorale semplice della “porta aperta”.
Don Giuseppe scrive al Papa per incoraggiarlo nella sua missione e per dirgli che già stava raccogliendo frutti bellissimi nella fede di Carlotta. Il Papa lo chiama al telefono, lo ringrazia, chiede di Carlotta e chiede di pregare per lui.
La vicenda della fede di Carlotta suggerisce l’importanza di dare spazio ad una “pastorale delle occasioni”, dei contatti veri, delle relazioni significative, dove l’abbraccio è sincero e non pretende di inserirti in schemi. Si tratta in fondo della “rivoluzione della tenerezza”, di un profondo rinnovamento missionario nella Chiesa che procede “da persona a persona”.
Per Carlotta la luce è arrivata. In un attimo l’infinito.
“E in un attimo capisci che è stato proprio quel cancro a GUARIRTI L’ANIMA, a riportare ordine nella vera essenzialità della tua vita, a ridarti la Fede, la speranza, la fiducia, l’abbandono, la consapevolezza di essere finalmente diventata chi per una vita intera hai fatto di tutto per essere e non eri stata mai: una donna SERENA! Capisci che è stato il cancro a permetterti finalmente di amare te stessa in un modo incondizionato, con tutti i tuoi pregi e tutti i tuoi limiti, a godere di ogni più piccolo istante, ad assaporare ogni attimo, ogni odore, ogni gusto, ogni sensibilità, ogni parola, ogni condivisione, ogni più piccolo frammento di infinito condensato in un banalissimo e preziosissimo istante. Capisci che è stato il cancro, con il suo tormento, con le sue aggressività, con le sue asprezze a portarti infine la LUCE.
Tac. E poi la tua vita cambia.
Questo è. Ed è un attimo, un attimo che risolve… TUTTO!
Io sono guarita nell’anima. In un istante, in un giorno qualunque, al risveglio da una crisi.
Ho riaperto gli occhi ed ero un’altra. E questo è un miracolo”.
Oggi Carlotta è diventata una testimone credibile per i giovani universitari e studenti dei Conservatori di Musica; per le donne; per gli artisti, in particolare per i musicisti; per i malati, in modo speciale per quelli di cancro.
La sua missione sembra rispondere ad un disegno superiore a lei. Coincide con l’inizio del pontificato di papa Francesco. Appare come uno dei primi frutti del nuovo stile pastorale del pontefice, che invita ad “aprire le porte” e “a portare la croce”. Lei stessa ne diventa una testimone.
Liberamente tratto dal libro: Filomena Rizzo, Paolo Scarafoni, In un attimo l'infinito. Carlotta Nobile, Paoline, Milano 2017.
Per conoscere di più visita: www.carlottanobile.it.