Paul McAule. Missionario britannico ucciso nell’Amazzonia peruviana

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Paul McAuley

Il cadavere carbonizzato di Paul McAuley, dei Fratelli delle Scuole cristiane, religioso molto attivo nella difesa dell’ambiente, è stato ritrovato nella struttura in cui viveva con alcuni giovani indios

 

L’Amazzonia piange un altro missionario che ha donato fino in fondo la sua vita al servizio delle popolazioni indigene. A Iquitos, nella regione nord-orientale del Perù, alcuni giovani indios hanno ritrovato ieri nella Comunidad Estudiantil Intercultural il corpo senza vita e carbonizzato di Paul McAuley, 71 anni, missionario britannico della congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane, l’ordine dei Lassalliani. Iquitos si trova a poche decine di chilometri dal confine con il Brasile, nella zona delle tre frontiere dove si trova anche Tabatinga, la città del vescovo Adolfo Zom Pereira che proprio questa sera porterà la sua testimonianza al Centro missionario Pime di Milano.

All’educazione dei giovani indios aveva dedicato la sua vita fratel McAuley: con loro viveva nella struttura dove lo hanno ucciso, oltre a dirigere Instituto Superior Pedagógico Público Loreto, dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Ma in nome della difesa delle popolazioni e delle culture indigene il missionario inglese era diventato un punto di riferimento per la difesa dell’ambiente in questo distretto dell’Amazzonia peruviana. Fratel McAuley aveva infatti dato vita alla Red Ambiental Loretana un organismo impegnato nelle battaglie contro la deforestazione e lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio e gas naturale che si trovano nel sottosuolo della foresta. Proprio per questo impegno contro il missionario il governo peruviano nel 2010 aveva emesso un decreto di espulsione, accompagnato da una campagna diffamatoria sui media locali che lo dipingevano come un «attivista Tarzan», un «prete gringo incendiario» e persino un «terrorista bianco». Alla fine però la giustizia peruviana aveva dato ragione a McAuley: un tribunale aveva annullato il decreto e il religioso era potuto restare nel Paese.

Fratel Paul era nato Portsmouth nel 1947 in una famiglia di origini irlandesi. Dopo gli studi superiori in un collegio dei Lasalliani era andato ad Oxford dove si era laureato in filosofia e matematica. Entrato tra i Fratelli delle Scuole Cristiane aveva svolto per sette anni il suo ministero a Roma. Nel 1995 era stato poi destinato al Perù dove in uno dei quartieri periferici di Lima aveva fondato il Colegio Fe y Alegría. Dal 2000, infine, era stato inviato a Iquito, una grande area metropolitana di quasi mezzo milione di abitanti sul Rio delle Amazzoni, nel cuore dell’Amazzonia peruviana.

Chi ha ucciso fratel McAuley? È quanto la Conferenza episcopale peruviana in un messaggio di cordoglio ha chiesto alle autorità di accertare. È stata una morte legata al suo impegno per la difesa dell’ambiente contro i grandi potentati economici? È finito vittima della criminalità comune che dilaga nelle metropoli dell’Amazzonia? È stato colpito da uno di quei ragazzi indios della generazione oggi in bilico tra un sistema tradizionale di valori spazzato via ogni giorno di più con la foresta e la nuove tentazioni della droga e dell’alcol che arrivano sul fiume? Qualunque sia la risposta la morte di fratel McAuley ha il volto di un nuovo martirio per l’Amazzonia, la regione del mondo che papa Francesco ha voluto al centro del Sinodo che si terrà a ottobre in Vaticano in continuità profonda con l’enciclica Laudato Sì. E al quale il Pime sta dedicando la sua campagna «Il grido dell’Amazzonia».

«Fratel Paul – hanno scritto in queste ore i Fratelli delle Scuole Cristiane dal Perù – ha donato la sua vita per i poveri dell’Amazzonia. Il suo impegno per custodire la “Casa Comune” è stato il suo mandato evangelico».

 

Fonte: Mondo Missioni -  Giorgio Bernardelli